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slide show 2022

Furio Di Castri "Furious Mingus" - 6 Maggio

Furio Di Castri Furio Di Castri

Furio Di Castri

Furio di Castri, contrabbasso;
Giovanni Falzone, tromba;
Achille Succi, sax altro e clarinetto basso;
Fabio Giachino, piano elettrico e tastiere;
Mattia Barbieri, batteria.

A cento anni dalla nascita, Charles Mingus torreggia ancora sulla musica contemporanea...

Furio di Castri, contrabbasso;
Giovanni Falzone, tromba;
Achille Succi, sax altro e clarinetto basso;
Fabio Giachino, piano elettrico e tastiere;
Mattia Barbieri, batteria.

A cento anni dalla nascita, Charles Mingus torreggia ancora sulla musica contemporanea come un faro potente, un ispiratore in grado di sparigliare le carte della musica: la sua energia fisica, la forza libertaria della musica, l’originale concezione compositiva intrisa di improvvisazione, l’esaltazione del valore dei singoli esecutori, la sintesi di stili in un unico calderone omogeneo, saldamente governato dalla personalità del leader, e infine la schietta, esplicita carica autobiografica di ogni nota rendono la sua arte un oggetto esplosivo, di inarrestabile potenza espressiva.


Già una decina di anni fa Furio Di Castri, tra i più grandi contrabbassisti contemporanei, nonché una delle figure chiave del jazz italiano, aveva dedicato un omaggio a Mingus, che ora viene rivisitato anche con l’aggiunta di alcuni giovani, brillanti musicisti a fianco di Falzone e Succi, altri due maestri della scena contemporanea.


A Di Castri interessa anche il gioco numerologico che c’è dietro la vita di Mingus: «Mingus - ci spiega - giocava con i numeri. Nelle sue composizioni tutti i cambiamenti di tempo sono costruiti secondo le regole dell’aritmetica - moltiplicazioni, divisioni, frazioni. Ci sono combinazioni di 2 e di 3 (di 2, 3, 4, 6, 8, 12 e 16) fino a sfiorare il mondo dei numeri primi con il 19, la chiave della modulazione ritmica di una delle sue ultime composizioni, Sue’s Changes. Diciannove. Il 19 moltiplicato per 3 fa 57, proprio come gli anni che Mingus avrebbe compiuto pochi mesi dopo quel brutto gennaio del 1979».

 
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